Il GOIA ha lanciato in novembre un sondaggio che ha interessato oltre mille piccoli commercianti e ha rilevato come la stragrande maggioranza di essi sia fortemente critica verso le disposizioni che, dritta o storta, specialmente nelle c.d. “zone rosse” vanno a creare un ingiusto vantaggio a favore della Grande Distribuzione.
Come possibile vedere nel documento allegato, si tratta di undici quesiti che vanno ad analizzare nello specifico gli effetti distorsivi che il DPCM del 3 novembre ha avuto sulla concorrenza nel commercio al dettaglio. Settore, lo ricordiamo, già significativamente colpito dall’impennata dell’e-commerce, dal lockdown (che colpisce tuttora alcuni comparti, come quello fieristico) e, più in generale, dalla crisi economica generata dalla pandemia.
Sindaci in bilico per le ordinanze selvagge.
Le ordinanze sindacali o regionali che vanno a stabilire limitazioni non previste dal DPCM hanno ricevuto un’accoglienza particolarmente negativa se consideriamo che i “ristori” sono andati a risarcire solamente le attività colpite dalle restrizioni statali. In questo senso circa il 60% vorrebbe che venissero limitati i poteri di stabilire ulteriori restrizioni da parte degli amministratori locali, mentre il 29% sarebbe propenso a prevedere che le casse locali elargiscano dei ristori per coprire i danni cagionati dalle restrizioni locali.
Il giudizio finale sull’operato del Presidente del Consiglio
Le norme contenute nel DPCM del 3 novembre sono rimaste praticamente immutate nel DPCM successivo, del 3 dicembre scorso. In questo senso il giudizio che emerge dal sondaggio è fortemente negativo nei confronti della considerazione concessa da Palazzo Chigi verso i problemi e le istanze dei piccoli esercenti: oltre il 98% ritiene che Conte dovrebbe ricevere le istanze del piccolo commercio e, in ogni caso rivedere le norme del DPCM affinché non creino pregiudizio verso i piccoli, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta.
Le conclusioni
Questo sondaggio è stato lanciato sull’onda della protesta riguardo l’esclusione dell’allegato 23 del DPCM nei mercati all’aperto nelle zone rosse. Il fatto che Conte e Lamorgese abbiano totalmente ignorato (ancora ad oggi) le istanze inviate dalla Città di Torino e da molti altri comuni, dalla Regione Piemonte e dalla stessa Prefettura, lasciando poi alla Castelli il difficile (per non dire impossibile) compito di ristorare i danni subiti da tutti, ha leso notevolmente il rapporto di fiducia tra le piccole imprese e le istituzioni governative.
La sensazione è che l’immagine del Capo del governo e della ministra degli Interni, sulla cresta dell’onda grazie all’avvio della campagna vaccinale, finiscano per passare illesi da queste vicende poco piacevoli facendo pagare il conto alla parte politica di governo che aveva raccolto le istanze dei piccoli imprenditori.
Gregory Massa