“Le attività commerciali continuano a chiudere: dov’è l’effetto DUC?”

 

Gennaio 2020. Un altro mondo prima della pandemia: il GOIA manifestava a Roma per chiedere a Stato e Regioni di intervenire a favore del commercio al dettaglio.

Da lì a pochi giorni la Regione Piemonte – riconoscendo le criticità da noi denunciate – annunciava che avrebbe seguitato a sostenere e tutelare il piccolo commercio attraverso questi fantomatici “DUC” – distretti urbani del commercio – nella sostanza dei tavoli dove tutte le realtà del commercio (rappresentanti ma anche singoli interessati) si sarebbero potute – e dovute – confrontare per mettere in piedi strategie e rimedi alla crisi delle piccole attività. 

Nei mesi successivi il mondo intero verrà travolto dalla pandemia, se ne riparlerà praticamente nel 2021, quando la Regione stanzierà in affidamento diretto 20 mila euro a ogni comune che farà un “piano” per rilanciare il commercio scritto con le vecchie associazioni di categoria. 

Questi due requisiti, scritti tra le pieghe della delibera regionale, l’affidamento diretto, ovvero l’assenza di procedure di merito e l’obbligo per i comuni di dover dialogare (pena la bocciatura del piano) con le vecchie associazioni, faranno emergere ben presto la vera natura di questi DUC, ben definiti dalle parole di un rappresentante della Regione stessa come “atti di assistenzialismo alle associazioni di categoria”.

Parliamoci chiaro, non siamo nati ieri e siamo ben abituati alle vicissitudini del bel paese, i 20 mila euro per comune, usati per “fare degli studi” di cui la stragrande maggioranza dei commercianti non è neppure al corrente della loro esistenza, non sarebbero un gran problema, se ne fanno tanti di studi di dubbia utilità in Italia, se non fosse che dopo due anni e mezzo di propaganda sui giornali le attività continuano a chiudere e, mentre si vede un gran da fare sul piano del turismo con voucher e pubblicità, sul fronte del commercio nulla è cambiato, così il sogno e i sacrifici di una vita di centinaia di famiglie – contribuenti e cittadini piemontesi – sono finiti nella tristezza di quel cartello con la scritta “chiuso” o nel silenzio di quel posto vuoto al mercato. 

Come GOIA abbiamo provato fino all’ultimo a dialogare con uffici e amministratori vari perché si iniziasse finalmente, una volta per tutte, a fare sistema per il piccolo commercio, ma senza risultati. Infine abbiamo scritto una nota ufficiale alla Regione sui DUC contenente osservazioni, segnalazioni e suggerimenti: attende ancora una risposta da febbraio. 

E’ vero, viviamo in un momento balordo che sembra non avere fine, la pandemia ha acuito problemi che erano già nell’aria e la guerra in Ucraina, con la speculazione degli enti di Stato (vedi ENI), sta gettando l’economia nel baratro della stagnazione e dell’inflazione galoppante ma proprio per questo non possiamo credere che il Presidente Cirio, anche lui imprenditore e quindi sognatore, artefice del “bonus Piemonte”, possa accettare che il suo Piemonte continui a non intervenire energicamente sul tema del piccolo commercio, se non con questi “DUC”, accettando di fatto queste centinaia di chiusure come inevitabili.

Ricordiamo che Cirio è stato uno dei pochi presidenti di regione, quando imperversava la pandemia, ad aver avuto il coraggio di mettere un freno alle multinazionali, chiudendo nei week end i centri commerciali, favorendo così le piccole attività, già duramente colpite dal Lock-down; è probabile che al Presidente la questione dei DUC e del piccolo commercio venga raccontata da chi lo attornia in modo leggermente diverso da come la conoscono i diretti interessati visto che parte di quei fondi – anziché venir impiegati per salvare posti di lavoro – starebbe finendo proprio nelle tasche di chi vent’anni fa esprimeva parere positivo all’insediamento dei grandi centri commerciali.

di Massa Gregory

18 settembre, un’occasione per incontrare la categoria: quella vera.