Giovedì 9 luglio la 3° commissione (commercio) del Consiglio regionale del Piemonte ha ricevuto in audizione le due confederazioni che, sorpresa, hanno portato all’attenzione dei consiglieri due temi cari al GOIA:
– L’allargamento del BONUS Piemonte alle categorie escluse

– La necessità di trovare una soluzione alla concorrenza incalzante dell’e-commerce.

Insomma, frasi ben lontane dalla soddisfazione che questi esponenti esprimevano nella conferenza stampa del 2 maggio in regione Piemonte, dove gli aiuti alle imprese venivano destinati a poche categorie e per tutti gli altri si prospettavano tutt’al più finanziamenti a tasso agevolato.

Che l’aver messo in pubblico le istanze e i problemi della categoria da parte di chi il mestiere lo fa tutti i giorni stia portando dei risultati? Pare di sì!

IL BONUS PIEMONTE

Sul tema degli aiuti regionali il GOIA ha da subito preso posizione chiedendo un ampliamento delle categorie produttive interessate e una semplificazione delle procedure per quelle attività che hanno problemi con il codice ATECO, avviando un dialogo sia con il consiglio regionale (lo attesta una lettera dello stesso Presidente Allasia del 10 giugno), sia con la stessa giunta regionale, interloquendo prima con il Presidente Cirio e poi con l’Assessore Marrone, arrivando a coinvolgere nel dibattito la stessa Camera di Commercio.

Su questo tema, sostanzialmente legato ai codici attività individuati o esclusi dalla legge regionale che ne dispone l’erogazione, il grosso limite (se escludiamo il veto moralista messo sui sexy shop da alcuni consiglieri timorati non si sa da cosa) è il bilancio regionale, infatti, come abbiamo avuto modo di condividere con esponenti di giunta e opposizione nella manifestazione del 29 giugno in piazza Castello (erano presenti l’assessore Marrone e la consigliera Disabato), c’è bisogno di un sistema integrato Stato-Regioni-Comuni per alleggerire (con sgravi relativi al periodo del lockdown) e aiutare con contributi economici tutte le piccole imprese che, lo ricordiamo, sono anche famiglie: se hanno liquidità non solo investono, ma rilanciano i consumi, situazione necessaria in questo momento per far uscire la nostra economia dal pantano in cui si trova.

L’E-COMMERCE

Quando parliamo di commercio elettronico non ci riferiamo al piccolo commerciante che fa la legittima scelta di vendere on line i suoi prodotti, parliamo invece dei BIG dell’e-commerce che, come sappiamo, sovente accedono anche loro insieme alla GDO ad economie di scala estremamente favorevoli e a trattamenti fiscali, di fatto, molto più vantaggiosi rispetto a quello che una piccola impresa italiana deve affrontare per poter stare a galla.
Il tema della concorrenza dei BIG nel commercio è sempre stato caro al GOIA, che per la manifestazione del 22 gennaio scorso a Roma aveva inviato un appello a tutti i consigli regionali ove presente, ricevendo appoggi e solidarietà da esponenti di ogni parte politica (tra cui spicca il Presidente della Regione Veneto Zaia).
Il lockdown, infatti, non ha fatto altro che accentuare problemi già noti al settore. La soluzione non è facile, ma di certo il gap concorrenziale nasce dalla burocrazia e dai costi che le PMI nazionali affrontano: oggi i piccoli imprenditori e i loro consulenti si trovano a lavorare sodo per garantire la sola sopravvivenza di queste aziende, di questi tempi cosa tutt’altro che facile.

L’abbiamo già detto e lo continueremo a dire: solo una radicale semplificazione del sistema fiscale e burocratico delle aziende (tassa unica) può liberare le risorse che servono alle imprese per poter guardare finalmente al futuro, un futuro dove le imprese nazionali possono tornare ad essere protagoniste, creare lavoro e ricchezza nel Paese più bello del mondo.

Gregory Massa